
Così ho deciso di partire da lì: soltanto guardando i fiori non troppo da vicino ho chiesto loro quale fosse la prima impressione su di essi. Erano veri o finti? Entrambi o solo uno di loro?
Dopo che ognuno di loro ha detto la propria opinione, li ho sottoposti ad una verifica più approfondita. Stavolta potevano guardarli più da vicino, annusarli e toccarli, prestando attenzione a non rovinare i petali. E già qui è avvenuta una piccola rivoluzione dovuta al fatto che molti di loro hanno cambiato idea dopo aver avuto a disposizione maggiori elementi per valutare la questione.
A questo punto ho chiesto loro se hanno mai sperimentato anche in altre situazioni questo cambio di prospettiva, ossia: vi è mai successo di avere dei "pregiudizi" su un cibo dovuto all'aspetto o dall'odore e poi quando vi siete decisi ad assaggiarlo avete scoperto che vi piaceva?
Siiii, il gorgonzola! Un classico. Molliccio e muffoso ma super appetitoso. De gustibus ovviamente.
Ma vi è capitato per caso anche con delle persone? Avete mai pensato: quello lì non sarà mai mio amico o amica e poi trovarvi a giocare insieme tutti i pomeriggi? Anche qui risposte affermative a volontà.
Allora ho deciso di tentare il tutto e per tutto con il gioco dell'uvetta. Sono rimasta estremamente colpita dalla loro capacità di assaporare l'esperienza di conoscere l'uvetta ad occhi chiusi, prima con il senso del tatto, poi con l'udito, poi con l'olfatto e infine con la vista e il gusto SENZA MAI NOMINARE l'oggetto in questione, senza mai cedere alla tentazione di "dare la risposta giusta" ad una domanda che in realtà non era mai stata fatta.
Ho assistito a questo esercizio tantissime volte con gli adulti e in quasi nessun gruppo ho notato un'adesione all'esperienza in un modo così totalizzante. Adoro il senso di stupore che i bambini riaccendono in me e la voglia di sperimentare e giocare con loro e credo fermamente che sia una risorsa importantissima da coltivare per chi ci lavora a stretto contatto.
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