giovedì 26 aprile 2018

Mi sono resa conto stamattina di avere un po' trascurato il blog nelle ultime settimane ma ecco qui il motivo! Sono stata molto presa dalla frequentazione di un corso che ho terminato solo stamattina ed, essendo online, è stato necessario dedicarmici in ogni momento libero per non portarmi computer e lavoro a casa...

Oggi la grandissima soddisfazione di aver portato a termine questo percorso che, per carità, rappresenta solo un punto di partenza per me ma comunque molto importante. Ho completato il corso  di Mindful Educator Essential con la scuola Mindful Schools, che è consistito in 6 settimane di lezioni frontali in inglese, con compiti a casa di pratica formale e di pratica in aula con i bambini per chi già lavora con loro.
La prima difficoltà è stata senza dubbio la lingua, infatti, pur avendo vissuto per un breve periodo in Canada, questo è stato moltissimi anni fa e mi serve sempre un po' di rodaggio prima di rimettere in pista l'inglese o l'americano, soprattutto se parlati.
Inoltre la seconda fatica è stata trasferire la pratica nella mia routine, sempre scandita da molti impegni di cui il primo in assoluto è essere mamma, ma anche qui è una questione di costanza e di volontà. La cosa meno difficile è stata portare la pratica a scuola perché con il mio gruppo della scuola di Infanzia Collodi è stato immediato e spontaneo lavorare sulla consapevolezza, sull'attenzione, sul respiro, sul risveglio dei sensi, sulla pazienza, la gentilezza e su tanti altri aspetti che la Mindfulness incarna. Per questo mi sento ancora più profondamente grata, sia a Nicoletta Cinotti, miadocente, maestra, guida che mi ha indirizzato a questo corso, ma anche ai bambini che hanno colto al volo la mia intenzione di sperimentarmi insieme a loro nel bellissimo gioco della curiosità, della scoperta e della presenza. Domani festeggerò insieme a voi questo diploma!




martedì 17 aprile 2018

Il nutrimento dei bambini, secondo Myla e Jon Kabat-Zinn

Oggi ho assaporato questo bellissimo capitolo del libro "Il genitore consapevole" di Myla e Jon Kabat-Zinn e l'h trovato estremamente confortante e...nutriente. In certi momenti della lettura mi sono interrogata su quanto sia di difficile attuazione per noi mamme, spesso di fretta e con poco tempo da dedicare alla preparazione del nutrimento per i nostri bambini una volta svezzati. In realtà mi sono risposta che sicuramente con più tempo disponibile si puòcoltivare anche l'aspetto della lentezza e di una maggiore cura, ma bisogna sempre fare i conti con la realtà, e gentilmente, sviluppare accettazione e ricordare che la semplice presenza e la consapevolezza non ci chiedono alcun tempo aggiuntivo.

"Nutrirsi è una delle funzioni umane fondamentali alla quale di solito concediamo poca consapevolezza attimo dopo attimo anche se occupa un'enorme quantità di tempo, di energie e di pensiero. Un'analoga mancanza di consapevolezza macchia la nostra capacità di vedere e apprezzare alcuni dei più importanti aspetti dell'atto di fornire nutrimento ai nostri figli, anche se si tratta di un'attività in cui i genitori sono impegnati parecchie volte durante il giorno e la notte. Se noi ci dedichiamo al ruolo di genitori con la consapevolezza che la relazione e l'interazione umana sono di vitale importanza, le scelte apparentemente ordinarie ma formative che faremo rispetto al nutrimento, e cosa più importante, la qualità dell'attenzione che mettiamo nel prepararlo saranno meglio in sintonia con i bisogni del nostro bambino e molto probabilmente nutriranno anche altri aspetti oltre al semplice pancino.
(...) Sia che scegliamo di allattare al seno o con il biberon, possiamo nutrire il nostro bambino in maniera reattiva rispetto ai segnali che lui ci manda, dandogli il latte quando vuole, tenendolo in braccio con sensibilità, vicino al calore e al conforto del nostro corpo. Prendiamoci molto tempo, posiamo il libro o il giornale, spegniamo la tv, diamogli tutta la nostra attenzione e coltiviamo l'arte del guardare. È una meditazione in se stessa. Quando il bambino invece che secondo i suoi bisogni, viene nutrito secondo uno schema preordinato, l'ora della pappa arriva in un momento deciso da un adulto, indipendentemente dal fatto che lui abbia fame o no. Se invece di consentirgli di sperimentare la fame e quindi di sentire che questa viene placata mentre noi rispondiamo alla miriade di necessità che ci comunica più o meno sottilmente, l'esperienza può facilmente diventare distacco da sé e dalla persona che lo nutre. Gli viene negata la possibilità di regolarsi da solo e viene collocato in un ruolo passivo. (...)
Che i bambini siano allattati al seno o artificialmente, nutrirli in risposta ai loro segnali rinforza e costruisce il senso del loro potere. Sperimentano la loro capacità di ottenere ciò di cui hanno bisogno e di sollecitare una risposta adeguata dal mondo che li circonda. Questa qualità interna di fiducia, costruita su ripetute esperienze di riuscire con successo a raggiungere un effetto desiderato, è nota come consapevolezza della propria efficacia. Molti studi dimostrano che essa è un requisito fondamentale per la salute e la guarigione, la capacità di reggere lo stress e la capacità di operare salutari cambiamenti di stile di vita. (...)
Ci sono situazioni in cui, per una ragione o per l'altra, una madre non può allattare al seno il suo bambino. Ciò può scatenare una serie di emozioni dolorose, inclusi frustrazione, inadeguatezza e senso di colpa. Come abbiamo appena detto in relazione al nostro ostinato desiderio che le cose vadano in un certo modo durante il parto, anche qui abbiamo l'occasione di esercitare un po' di gentilezza e accettazione, verso noi stessi e la nostra condizione. Come stringiamo, vediamo e rispondiamo al nostro bambino è alla fine più importante dell'allattarlo al seno o al biberon. " Myla e Jon Kabat-Zinn , IL GENITORE CONSAPEVOLE